Quel fascista di Pansa by Giampaolo Pansa

Quel fascista di Pansa by Giampaolo Pansa

autore:Giampaolo Pansa [Pansa, Giampaolo]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: Political Science, General
ISBN: 9788858695814
Google: F2WDDwAAQBAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2019-02-04T23:00:00+00:00


15

Assalti

Le presentazioni del Sangue dei vinti erano state un incessante bagno di folla. Non venivano ad ascoltarci soltanto persone di destra, c’erano anche molti dei miei soliti lettori, compresi quelli di sinistra. Anzi mi capitava di essere fermato per strada e di sentirmi dire: «Le inchieste che sta scrivendo sul dopoguerra pieno di sangue non mi fanno piacere, perché servono alla destra di Berlusconi. Ma la verità va detta, anche quando fa male».

Soltanto il sinistrume bigotto non ragionava così. Mi aveva scomunicato da un pezzo ed era convinto che fossi diventato un fascista. Ma coloro che bigotti non erano, pur storcendo il naso, continuavano a leggermi e a presentarsi agli incontri. Mi consideravano la garanzia della verità di quanto scrivevo. A rendermi tranquillo esisteva anche il fatto che nessuno tra i miei accusatori aveva mai contestato le vicende raccontate in quel libro. E devo anche ricordare che non ricevetti mai una lettera di rettifica né soprattutto una querela.

Dopo Il sangue dei vinti scrissi Prigionieri del silenzio, la storia di un comunista italiano caduto nelle grinfie del maresciallo Tito e rinchiuso nel gulag infernale di Goli Otok. Scelsi quella storia perché ero convinto che qualche giornalista di destra avrebbe tentato di scrivere un libro dedicato agli sconfitti simile al mio. Invece nessuno ebbe il coraggio di farlo. E non accadde nulla, né subito e neppure negli anni seguenti.

E così fui io a riprendere l’inchiesta sul nostro dopoguerra, con Sconosciuto 1945, nato dalle centinaia di lettere che stavo ricevendo. Raccontavano nei dettagli storie soltanto accennate nel Sangue dei vinti, ma anche altre del tutto sconosciute. Molte iniziavano con le stesse parole: «Nel suo libro non c’è quello che è accaduto a mio padre, a mio fratello, a mio zio, a mia madre…».

Chi scriveva, molto spesso una donna, elencava i particolari della tragedia che aveva colpito la sua famiglia. Tante lettere erano battute a macchina o sul computer, ma la maggioranza era scritta a mano con una grafia un po’ stentata. Era evidente che si trattava di persone anziane. Facevano molta tenerezza a Adele e a me. Entrambi immaginavamo la poca abitudine a raccontare le tragedie patite dalle proprie famiglie, ma soprattutto le lacrime versate dopo la fine della guerra e di nuovo scrivendo lettere destinate a due signori che meritavano fiducia.

Dopo Sconosciuto 1945 e stanco di tutte le volgarità subite, decisi di replicare. Nacquero così I gendarmi della memoria, dedicati alla sinistra vecchia e alla presunta nuova che persistevano nella negazione della verità. E alle presentazioni trovai sempre sale strapiene, quasi fossi un predicatore laico. Avevano provato in tutti i modi a denigrarmi, ma il successo continuava e si ripeteva a ogni nuovo libro. Poi, con La grande bugia, uscito nell’ottobre del 2006, sperimentai una novità pericolosa: l’assalto per impedire le presentazioni e ridurmi al silenzio.



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